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Introduzione

L’idea che sta alla base di questa sezione risale a parecchi anni fa e nasce dalla curiosità di stabilire, almeno a grandi linee, l’epoca di maturazione del nebbiolo nelle diverse MGA del Barolo (i cui risultati troverete nelle singole schede di approfondimento).

Chiaramente, per fare ciò, è stato indispensabile raccogliere il maggior numero di informazioni possibile e più precisamente le date di inizio vendemmia per ciascuna delle MGA da cui ogni azienda produce un Barolo da singolo vigneto. Non una data media, quindi, non un intervallo temporale, bensì una data il più possibile precisa e perciò analizzabile anche alla luce dei tanti fattori che la possono influenzare come per esempio le diverse filosofie produttive delle aziende.

Andando ben oltre le più rosee previsioni, questo lavoro mi ha portato a raccogliere una mole di informazioni davvero unica, in particolare a partire dall’annata 2000 e più ancora dalla 2007, per arrivare poi alle ultime vendemmie in cui oramai sono più di 170 le aziende che regolarmente contribuiscono ad arricchire il mio database.

Con tale e tanto materiale a disposizione pensare anche a un riassunto per annate è stato un passo naturale quanto innovativo. Sebbene possa sembrare strano l’uso di questo aggettivo, se diamo uno sguardo alla letteratura in materia ci rendiamo conto che per ogni singola annata esistono descrizioni dell’andamento stagionale e della qualità della vendemmia, dalle più divulgative alle più tecniche e scientifiche. Nessuna, se non in modo vago, ha però mai fotografato l’ultimo periodo della stagione sovrapponendo ai dati climatici l’effettivo andamento temporale della vendemmia per l’intera denominazione. E questo mi sembrava non soltanto interessante per noi appassionati, ma anche utile per gli stessi produttori che spesso faticano ad avere un quadro complessivo dell’annata poiché costretti – per forza di cose – a focalizzarsi sui propri vigneti e sulla propria azienda.

Detto questo, lungi da me l’idea di avere realizzato uno studio “definitivo” sull’argomento. Al contrario sono del tutto cosciente di come le date di vendemmia in mio possesso possano essere in alcuni casi affette da una certa elasticità. Tuttavia, dopo le tante verifiche e le tante scremature effettuate, e sulla base anche della mia esperienza, posso affermare con altrettanta certezza che le basi di partenza e il conseguente quadro che ne emerge sono del tutto attendibili.

I DATI CLIMATICI

Qui più che in altri casi la parola d’ordine è stata “semplificare”. Le moderne centraline di rilevamento registrano e calcolano infatti un gran numero di parametri, il cui significato sarebbe davvero troppo difficile da spiegare, oltre che inutile ai fini di un’opera divulgativa come questa.

Tra i tanti ho scelto quindi solo i tre più intuitivi: i giorni di pioggia, le piogge totali e le somme termiche per temperature maggiori di 10°C. I primi due sono da analizzare in coppia perché – come è facile intuire – lo stesso quantitativo di pioggia distribuito su due giorni o su dieci ha un impatto completamente diverso sulla viticoltura, e non solo durante i mesi finali di settembre e di ottobre. Le somme termiche danno invece un’idea di quanto un’annata sia stata calda oppure no e vanno lette non soltanto nei loro valori totali, ma anche in quelli mensili perché ai fini viticoli è importante sapere quando e in quanto tempo queste sommatorie si sono accumulate. 

E proprio perché stiamo parlando di vigna e di vino, l’arco di tempo considerato per ciascun anno va da gennaio a ottobre, in quanto novembre e dicembre, essendo la vendemmia già conclusa, non hanno più alcun peso ai fini delle nostre considerazioni (se non al massimo sulla stagione successiva). In realtà per le sommatorie termiche avrei potuto anche escludere i mesi di gennaio, febbraio e ottobre, che ho invece mantenuto per garantire un’omogeneità grafica con le tabelle relative alle piogge mensili totali, dove gennaio e febbraio possono invece rivestire una particolare importanza nel bilancio complessivo dell’annata.

A questo punto resta da capire come i dati siano stati raccolti ed elaborati. La Rete Agrometeorologica del Settore Fitosanitario della Regione Piemonte (che ringrazio di cuore per la collaborazione) dispone infatti di numerose centraline di rilevamento, di cui sette all’interno della zona del Barolo. Di queste solo tre (Castiglione Falletto, La Morra e Serralunga d’Alba) dispongono però di uno storico in grado di coprire l’arco temporale di nostro interesse (2000-2020) e solo ad esse ho fatto quindi riferimento. Ciascuna di queste centraline, pur facendo capo ad uno specifico comune, fornisce tuttavia un dato puntuale legato alla posizione in cui lo strumento stesso è collocato, e per questo motivo ho preferito elaborare una media dei dati forniti dalle tre diverse centraline. Una generalizzazione che agli occhi di un professionista in materia potrà apparire un po’ grossolana, ma che in fondo non è né migliore né peggiore dell’utilizzare i dati puntuali di una o tre centraline come riferimento per un intero territorio. L’importante è saperlo e ragionare di conseguenza.

UNO SGUARDO D'INSIEME

Prima di entrare nel dettaglio delle singole annate è importante svolgere alcune considerazioni di carattere più generale, alcune legate ai grafici e alle tabelle che troverete nelle prossime pagine altre invece alle approfondite analisi dei dati che ne hanno preceduto la stesura.

Iniziando proprio da queste ultime, il fatto che per primo emerge è come le aziende raccolgano oggi in un arco di tempo piuttosto ristretto, almeno se facciamo riferimento a quelle di dimensioni medie e piccole, che sono poi la maggioranza. In altre parole, salvo eccezioni legate ad eventuali piogge, una volta che la vendemmia del nebbiolo da Barolo è iniziata tende ad essere conclusa senza significative interruzioni, partendo dalla MGA più precoce per arrivare a quella più tardiva. E se ciò non sembra avere particolare influenza sulle analisi annuali che troverete nelle prossime pagine, al contrario potrebbe invece spiegare le differenze spesso minime che troveremo nel prossimo capitolo tra la data media di inizio vendemmia in una MGA e in un’altra.

Quanto alle ragioni di questo operare, dando per scontato che il clima influenzi e non poco la tempistica, non mi sento tuttavia di escludere tra le possibili concause anche il diverso modo di gestire la vigna e di conseguenza la vendemmia rispetto ad un tempo. Oggi, per la totalità delle aziende, la produzione di uva e di vino è la voce economicamente più importante, se non addirittura l’unica, e tutte le energie vengono quindi focalizzate su di essa. Maggiori attenzioni implicano minori problemi al momento della raccolta e di conseguenza tempi più compressi (senza dimenticare, poi, l’utilizzo sempre più diffuso di mano d’opera esterna al ristretto ambito famigliare/aziendale, che obbliga ad una gestione dei tempi più rigida e razionale rispetto ad un tempo).

Tornando ai numeri, chiaramente ogni azienda, di anno in anno, ha una propria finestra temporale di vendemmia legata all’andamento stagionale, alle caratteristiche delle MGA di cui dispone, se non addirittura del singolo vigneto al suo interno, e – non ultimi – alla filosofia aziendale e al modo che ogni produttore ha di interpretare la singola annata. Tutte queste finestre, una volta messe assieme, creano un’unica finestra temporale relativa all’annata, ovvero quell’arco di giorni in cui la vendemmia, nel complesso della denominazione, inizia e finisce. A volte senza soluzione di continuità, altre volte invece con minime interruzioni o rallentamenti, ma quasi sempre in un numero di giorni che oscilla di poco attorno ai trenta (escludendo di norma le date più estreme, tardive o precoci che siano). 

E anche questo è un dato interessante. 

Altrettanto interessante è stato suddividere ed analizzare questi stessi dati in base al comune di provenienza, così da vedere se ne esistono di più precoci e di più tardivi. Ciò che è emerso, e in larga parte era anche prevedibile, è che ogni comune si comporta come una copia in scala dell’intera denominazione. In altre parole, all’interno di ogni comune ci sono zone precoci e zone tardive che una volta unite in una media comunale – annuale o decennale che sia – fanno sì che alla fine non ci siano sostanziali differenze tra un comune e l’altro (mentre ci sarebbero, e lo vedremo nel prossimo capitolo, se ragionassimo per macroaree sovracomunali).

E a proposito di medie è bene chiarire alcune cose. Quando definiamo tardiva, precoce o normale una vendemmia lo facciamo riferendoci sempre alla media decennale 2007-2016. Se prendessimo come riferimento un altro decennio è quasi certo che queste definizioni cambierebbero, ferme restando ovviamente le differenze tra le singole annate (la vendemmia 2017, anche variando il decennio di riferimento, rimarrebbe comunque un’annata più precoce della 2008). Allo stesso tempo, che un’annata risulti in media più tardiva o più precoce di un’altra non implica che lo stesso rapporto sia valido anche a livello aziendale, specialmente per quelle annate le cui date medie di inizio vendemmia sono vicine tra loro. In altre parole, se è vero che l’annata 2008 può essere considerata in media più tardiva della 2010 non è detto che per un’azienda, in una o più MGA, non valga l’esatto contrario. 

Sempre legati alle medie sono quei casi, all’apparenza anomali, in cui un giorno di pioggia è dato anche come giorno di vendemmia. Come ho già avuto modo di scrivere, i dati relativi alle piogge sono frutto di una media giornaliera su tre diverse centraline situate in altrettanti comuni. Se in due di questi si dovessero verificare delle piogge e nel terzo no, permettendo così di vendemmiare, il dato medio giornaliero sarebbe comunque positivo generando così questo tipo di incongruenza. Allo stesso modo, una precipitazione a fine giornata, e su tutti i comuni, farebbe risultare quel giorno specifico come piovoso e non idoneo alla vendemmia, quando in realtà vale l’esatto opposto.

Ovviamente, queste sono soltanto alcune delle possibili combinazioni che, qualora dovessero assumere particolare rilevanza, analizzeremo di volta in volta nelle schede dedicate alle singole annate. E proprio in riferimento a queste schede, una doverosa citazione va infine alle pubblicazioni annuali realizzate dalla Vignaioli Piemontesi dalle quali – non lo nascondo – ho tratto numerose e preziose informazioni.